PIEMONTE: Piossasco, una Comunità che si prende cura – Piossasco (Torino)
Un progetto di salute comunitaria, centrato sulla preminenza del sostegno alla domiciliarità
A cura di: Salvatore Rao – Presidente de La Bottega del Possibile
La Bottega del Possibile dal 2016 ha dato avvio ad una sperimentazione nel Comune di Piossasco (TO), cittadina, di circa 18 mila abitanti, dell’area metropolitana di Torino. Il progetto prende avvio grazie ad un importante contributo della Compagnia di S. Paolo, consentendoci di creare le condizioni per un suo sviluppo e replicabilità in altri territori, ed è stata resa possibile grazie alla generativa collaborazione che si è instaurata tra l’Amministrazione Comunale, la Bottega del Possibile, il Consorzio Socialcoop, l’associazione S. Giacomo Onlus, l’ASLTO3 e Consorzio C.I.diS.
La sperimentazione, prova tuttora a scommettere sulla costruzione di un modello di salute comunitaria, proponendo un approccio di “Cure Integrate di Comunità” il quale punta a favorire l’empowerment e il coinvolgimento delle persone nella co-produzione di azioni basate sul curare e prendersi cura, nel quadro di collaborazioni e alleanze fra soggetti diversi, sia del settore pubblico che del privato sociale, nonché, fra operatori di diverse profilo appartenenti ad Enti diversi. Un modello di salute comunitaria, nel quale la comunità non è mero soggetto di intervento, ma attore dei processi di empowerment e del proprio progetto di salute. Un modello nel quale il tema salute non viene delegato solo ai servizi sanitari, ma restituito alla comunità affinché possa contribuire alle scelte per renderne esercitabile il diritto, garantirne l’accessibilità e l’uguaglianza.
Il progetto ha finora provato, attraverso un nuovo posizionamento degli operatori, a sperimentare un modello di welfare di iniziativa e di comunità, nel quale la tematica della domiciliarità e della prossimità sono elementi centrali e caratterizzanti dello stesso. Il prendersi cura, all’interno di questa cornice, è stata un’azione agita per promuovere l’empowerment del singolo e della comunità stessa, ma allo stesso tempo, azione educante per rendere la comunità capace di prendersi cura di tutte le persone che l’abitano e per rafforzare i caratteri identitari di una comunità operosa, accogliente e solidale.
Un progetto che ha sperimentato nuovi percorsi e luoghi di cura, l’apertura struttura residenziale (trasformandola anche in un Centro Servizi e come risorsa a sostegno della domiciliarità), interventi di prevenzione e promozione alla salute attraverso l’utilizzo di luoghi non connotati (es. la Biblioteca, la Bocciofila, il Pluriuso, il Centro Commerciale, i giardinetti pubblici,..), nuovi servizi di sostegno alla domiciliarità per la popolazione anziana. Un progetto che ha avuto anche una fattiva collaborazione da parte dei medici di Medicina generale, alcuni dei quali sono stati attori nelle azioni di promozione alla salute, utilizzando il proprio ricettario per prescrivere ai propri “assistiti” la partecipazione al gruppo di cammino, piuttosto che al laboratorio di cucito.
Tramite l’attivazione di processi partecipativi, si sperimentano nuove modalità per dare impulso a una comunità coesa, solidale e responsabile, capace di promuovere benessere individuale e sociale, dando così senso e significato al modello di democrazia partecipata. Processi avviati, verso i quali sono stati determinanti il protagonismo dell’Amministrazione comunale, di un Sindaco che ha voluto esercitare pienamente le sue responsabilità in materia di salute nei confronti della propria comunità, nonché, grazie alle alleanze e riconoscimenti reciproci che si sono tessuti tra i diversi attori che hanno dato vita al progetto.
La visita domiciliare proattiva e preventiva rappresenta una delle azioni centrali del progetto, che ha permesso di ingaggiare le persone. Gli operatori escono dal confort dei servizi per operare nei contesti di vita delle persone, sul e con il territorio, mobilitando le risorse presenti e quelle latenti, andando verso le persone e non attendendo che siano sempre queste a doversi recare presso i servizi. La visita è un’azione di ascolto, osservazione, informazione e orientamento, di vicinanza, di prossimità, di supporto e di accompagnamento. Azione che ci ha finora consentito di incontrare oltre 1000 anziani e di coinvolgerne in moto attivo oltre 450, grazie alla pluralità dell’offerta sul piano della socializzazione e promozione alla salute. La visita è strumento per poter agire non solo sui bisogni ma anche sui desideri, per riconoscere le risorse della persona e provare insieme alla stessa di metterle ancora a servizio della comunità di cui è parte.
L’azione strutturata di ascolto ha permesso alla microequipe multi professionale di mettere in campo azioni personalizzate e di uscire da una logica prestazionale e frontale per assumere una visione bio-psico-sociale in cui si intersecano una molteplicità di “offerte” a più livelli: sanitario, psicologico, sociale e comunitario: dal gruppo di cammino, al volontariato, alla tombolata, alla visita infermieristica, il pasto o la fisioterapia a domicilio, all’intervista dei ragazzi ai nonni,…; tutte co-costruite sulle esigenze, competenze e risorse delle persone e delle loro reti sociali e in integrazione con le risorse della comunità (associazioni, cittadini, luoghi e servizi).
Nel gennaio 2017 iniziano le visite domiciliari alle persone tra 75 e 85 anni da parte della microequipe multidisciplinare, nel marzo 2019 la sperimentazione ha ricevuto importanti riconoscimenti anche a livello internazionale, ed è stato “esportato” nei territori di Rivalta di Torino, Bruino e Beinasco; da alcuni mesi nel comune di san Damiano d’Asti, e nel Comune di Beinasco anche per il target 0-3 anni. Nel gennaio 2021vi è la messa in regime della sperimentazione, con la sottoscrizione di un accordo di partnership viene garantita la sostenibilità al progetto fino al dicembre 2024.
Riferimento: Salvatore Rao – salvatore.rao@live.it