CONFERENZA DI BOLOGNA – Nasce l’Osservatorio nazionale sulle Case della comunità: «Vogliamo monitorare che non siano solo dei poliambulatori»
Un Osservatorio per monitorare le Case della comunità, che al tempo stesso sia anche laboratorio dove sviluppare innovativi servizi di salute nei territori e sperimentare una reale integrazione tra sociale e sanitario verificando che non ci si riduca semplicemente a rigenerare vecchi poliambulatori.
È questo l’obiettivo che si è dato l’associazione Prima la comunità organizzando la conferenza nazionale “Decreto ministeriale n. 77/2022: istruzioni per l’uso. Verso la Casa della Comunità”, che si è tenuta oggi a Bologna nella sede del Consiglio di quartiere Borgo Panigale-Reno.
Il DM 77, infatti, è lo strumento che disciplina le modalità di attuazione delle Case della Comunità, per le quali il PNRR, già nel 2021, aveva stabilito che se ne dovranno attivare 1.350 entro la metà del 2026.
Nelle intenzioni del legislatore esse dovranno essere un luogo fisico, di prossimità e facilmente accessibile, nel quale il cittadino potrà trovare risposta a vari bisogni di natura sociale e sanitaria.
Prima la Comunità, che riunisce oltre duecento soggetti di tutto il territorio nazionale tra associazioni e singole persone, da anni è espressione di un movimento culturale che ritiene la salute non solo come assenza di malattia, ma come stato di benessere generato da tutti i fattori che riguardano la vita di una persona e di una comunità.
L’associazione si è impegnata anche a livello politico incontrando ministri, presidenti e assessori regionali, nel portare avanti l’idea di istituire un nuovo strumento di medicina territoriale, le Casa della Comunità appunto, come luogo dove tutti gli attori che partecipano alla vita di una comunità si fanno carico del benessere delle persone che vivono in quella comunità, a partire dai soggetti più fragili.
Oltre venti relatori tra docenti universitari e studiosi, rappresentanti delle istituzioni e del Terzo settore, si sono ritrovati per discutere del DM 77 e delle Case della comunità, ovvero per raccontare esperienze di Case della Comunità o parti di esse già in atto e per confrontarsi su come facilitare e regolare l’innovazione.
«In tante Regioni, ormai quasi ogni giorno, vengono inaugurate delle Case della comunità», ha detto il presidente dell’associazione Prima la Comunità, don Virginio Colmegna, «. Noi che le abbiamo pensate e che abbiamo dato loro forma anche attraverso un elaborato progetto che è consultabile sul nostro sito, vorremmo che non si riducessero solo a dei nuovi poliambulatori. Non basta cambiare la targa o l’insegna. Anzi, non deve proprio essere così. Ed è per questo che, con questa Conferenza nazionale, ci impegniamo a creare un Laboratorio per l’innovazione e un Osservatorio sulle Case della comunità grazie anche al coinvolgimento e alla collaborazione di alcune Università italiane. Quello che ci interessa non è dare attestati di merito, ma è piuttosto continuare a sviluppare e a far circolare le idee che Prima la comunità ritiene fondamentali e che sono alla base di quella rivoluzione culturale che vorremmo si compiesse, passando dal concetto di sanità a quello di salute, vivendo le politiche sociali come autentiche politiche di salute e andando oltre le logiche privatistiche e mercantili di certa sanità».